Coronavirus e implicazioni psicologiche. Il coronavirus non è solo una patologia che colpisce la salute fisica di chi la contrae e che mette a dura prova emotivamente, ma può portare con sé una serie di conseguenze psicologiche a diversi gradi, non trascurabili anche nel resto della popolazione.
Tra queste possiamo individuare: isolamento, deterioramento delle relazioni sociali, disturbi del sonno (la quarantena produce effetti fisiologici che possono alterare i normali ritmi sonno-veglia), attività fisica, alimentazione, esposizione alla luce solare modificate, che hanno un impatto sul nostro cervello e possono disregolarlo.
Inoltre, possono verificarsi attacchi di panico, paura dello stigma del virus, senso di colpa per essere causa di contagio o restare emarginati per timore dell’appestato, o altresì irritabilità, rabbia, frustrazione, poca autostima, mancanza di autocontrollo, da cui anche lo scaturire di violenza domestica, disturbi ossessivo-compulsivi, aumento dell’uso di sostanze ecc.
E’ importante precisare che per quanto riguarda il concetto di socialità, negli ultimi decenni vi è stato un cambiamento, soprattutto riguardante le ultime generazioni.
E’ indubbio che con l’evoluzione tecnologica si sono ridotte le occasioni di stare insieme e di relazionarsi con l’altro, tuttavia rimane vivo il desiderio di vedersi, ritrovarsi e comunicare.
L’emergenza Covid-19 ha proprio evidenziato questa condizione di perenne distanziamento e reclusione e chi ne ha più sofferto sono i giovani e gli anziani, le fasce estreme più a rischio nella nostra società.
A differenza degli adulti, che hanno una maggiore capacità di adattamento e resilienza, una aspettativa di vita più lunga e una personalità definita ed autonoma, i giovani e gli anziani hanno una estrema necessità di contatto fisico e di aggregazione.
Pensiamo all’impatto del coronavirus avuto sui nostri bambini che hanno un grande bisogno per crescere sanamente e strutturare la loro personalità di muoversi, correre, apprendere non solo dagli adulti significativi, ma anche e soprattutto nella relazione coi pari.
Pensiamo anche ai nostri nonnini che già precedentemente a tale emergenza spesso rimanevano emarginati in quanto non solo ogni giorno vedono perdere persone a loro care per il normale ciclo della vita e il modificarsi delle loro capacità fisiche e cognitive che li limita nella gestione delle reiterate attività quotidiane. Anche perchè talvolta le uniche persone rimaste per loro coì preziose, sono impegnate giornalmente con tante altre attività fondamentali della vita come il lavoro, la cura e gestione della casa o di altre relazioni ecc. ed hanno poco tempo da regalare agli anziani.
Per la questione isolamento, invece, cosa è successo?
Il fenomeno Covid-19 ha educato a guardare l’altro con diffidenza e come un possibile portatore di infezione e malattia, insidiando in ognuno di noi il sospetto, la paura e l’inganno in modo subdolo e profondo in quanto ha introdotto nella nostra società l’idea che ognuno possa portare un qualcosa di cattivo e di nocivo, anche se involontariamente.
In questo periodo abbiamo imparato in modo disfunzionale ad isolarci, a stare in casa, in quello spazio che erroneamente crediamo l’unico posto sicuro e protetto. Tutto ciò lascerà inevitabilmente un segno nella storia comunitaria nazionale e più specificatamente sulle relazioni sociali.
Importante, perdipiù rilevare, il forte ed inevitabile impatto del Coronavirus sul nostro modo di lavorare, dalla quale si generano spesso crisi profonde, nonché frustrazione, che talvolta viene riversata in casa con l’evidenza di situazioni di peggioramento nelle relazioni con il partner ed i figli.
La convivenza forzata sotto lo stesso tetto e per tante ore con i propri familiari, senza altri spazi in cui poter elaborare le nostre emozioni negative più profonde, ha evidenziato oltremodo, in modo preoccupante, lo scatenarsi di situazioni di violenza domestica in persone con alla base taluni principi di disturbi di personalità.
La paura che nulla più torni come prima, tipica specialmente di soggetti con maggiore difficoltà di adattamento ai cambiamenti sociali, l’angoscia di perdere una sicurezza economica, il timore di vedere i nostri cari con un possibile rischio di contagio è il dramma che ognuno di noi ha vissuto e continua a vivere a causa della pandemia e che ha creato una condizione di fatica, stress psicologico continuo, una forte destabilizzazione e mancanza di un controllo delle certezze.
E’ comunque opportuno sottolineare che il livello e la quantità di ansia dipendono, oltremodo, fortemente da quanti attori di stress un soggetto subisce, questi possono essere oggettivi, dunque esterni, oppure legati alla struttura di personalità del singolo.
In tale situazione di continua instabilità, derivata da comunicazioni dei mass media anche discordanti e caotiche, si cancellano tutti i punti di riferimento.
Da ciò vi è un consumo di energie psichiche che può produrre notevoli stati d’ansia. Là dove c’è un terreno più fertile, questi sintomi possono strutturarsi in un vero e proprio disturbo cronico che richiede un intervento precoce e mirato da parte di uno specialista.
Un altro disturbo che può verificarsi è anche l’agorafobia (paura paralizzante di sostare negli spazi aperti o affollati) impedendo alle persone di compiere le più semplici e banali attività quotidiane e addirittura alcuni possono arrivare a percepire l’esterno come un luogo pericoloso o ad alto rischio.
E’ essenziale quindi saper chiedere aiuto e imparare a gestire col giusto supporto psicologico queste esperienze traumatiche generate dall’esperienza stessa. Un supporto psicoterapico può aiutare a ristabilire un equilibrio tra ciò che consideriamo la nostra zona di confort, ovvero il nostro spazio mentale cosiddetto “sicuro”, fatto di routine e familiarità e lo stare fuori, l’esterno, là dove è possibile evolversi e crescere.
Questa pandemia ci dà l’opportunità di pensare che prevenzione e salute, oltremodo psicologica, vogliono dire anche e soprattutto benessere emotivo, senza passare necessariamente dal concetto di cura, ponendo dunque, attenzione nella vita maggiormente ai nostri meccanismi emotivi, per far in modo che dinnanzi alle difficoltà che si presentano, riusciamo a trovare dentro di noi le risorse, sempre presenti, pur se talvolta celate, per affrontare ogni situazione.
Nel percorso psicoterapico proviamo a trasformare la sofferenza, il dolore e le situazioni più nefaste della vita in apprendimento di nuovi schèmata mentali, più funzionali per il nostro benessere psicologico, trovando uno stile di vita che ci faccia stare meglio nel nostro presente, nel “qui ed ora”dal quale è sempre importante partire e che risulterebbe utile anche per tutto ciò che il futuro può riservarci.